Corte aperta

Simona Maffini – canto

The Capricci Cremonesi Ensemble:
Fabio Turchetti – chitarra, fisarmonica, piano
Aldo Pini – chitarra (brani #3 e 11)
Luca Congedo – flauto
Enzo Frassi – basso elettrico
Pietro Triolo – cornamusa
Claudio Zaffanella – percussioni

Musicisti ospiti:
Sofiane El Moktar – voce e violino (brano #2)
Michel Machado – rap cubano (brano #5)
Tai Santiago – pandeiro (brano #10)
Butrus Bishara – voce e oud (brano #12)

Registrato nel 2009 nello studio Matatigre di Cremona
Dipinto in copertina di Luciana Chioatto

1- l’uva fogarina (trad. lombardo)
2- sa faròo o mama (trad. andaluso)
3- primavèera (Turchetti-Lanzoni)
4- la bella la va al fosso (trad. lombardo)
5- cülatina (Turchetti)
6- Lazzaro (Turchetti)
7- sensa pensàa (Turchetti)
8- el me murus (trad. lombardo)
9- dove te veèt o marietina (trad. lombardo)
10- maledèt el sia chèl (trad. gallego)
11- tramòont in so Pòo (Turchetti-Ciozzani)
12- le filèere (trad. lombardo)

Tra i brani proposti in questo cd, alcuni provengono dalla tradizione del canto popolare lombardo altri, assolutamente inediti, sono il risultato di un felice connubio tra poesia e musica. I testi di “Primavèera” e “Tramòont” sono infatti stati scritti, rispettivamente,  dai poeti cremonesi Pier Luigi Lanzoni e Amelia Ciozzani e musicati da Fabio Turchetti. Vanno infine segnalati per la loro particolarità i brani “Sa faròo o mama” e “Maledèt el sia chèl”. Il primo è la traduzione in dialetto cremonese di un il testo che risale al secolo XII  e che  è stato preso dall’opera “Kharjas” a cura di Samuel Stern “Le canzoni mozarabes”- Università di Palermo, 1964. Le kharjas erano filastrocche che venivano tramandate in spagnolo arabizzato.
Il brano “Maledèt el sia chèl” è invece la traduzione, sempre in dialetto cremonese, della Cantiga 290, un testo scritto in antico gallego ricavato dalle “Cantigas de Santa Maria”, una serie di canti devozionali riuniti da Alfonso X El Sabio.

“Nel corso degli anni ho sperimentato diversi generi musicali. Sono partita dal folk, per poi passare al rock, al jazz e poi di nuovo sono approdata al folk. Posso quindi affermare di essere tornata alle origini con molta esperienza in più e con una maggiore consapevolezza di ciò di che intendo esprimere quando canto: sostanzialmente emozione trasmessa attraverso precisi colori della voce che scaturiscono da una ricerca esclusivamente interiore e a cui la tecnica fa da supporto ma senza togliere spontaneità. Il folk, proprio per le sue origini, vuole un canto il più possibile naturale ed intenso come lo sono i suoni antichi nei quali chiunque, al di là dei gusti personali, non può che riconoscere come autentici e come propri.
Cantare i brani di questo cd, per me, ha significato soprattutto questo, utilizzare la voce come privilegiato strumento di comunicazione dove, al di là della lingua utilizzata, arriva l’intensità del messaggio musicale originario. Anche per questo, quando canto brani folk , sento di essere me stessa fino in fondo.”
“La cascina cremonese è “a corte chiusa” cioè per tradizione è circondata da quattro lati e con un portone centrale che alla sera veniva chiuso. Il titolo del cd è invece “corte aperta” per dare un segno di apertura verso altri mondi ed altre culture. Per questo ho invitato come ospiti, a cantare al fianco di Simona, alcuni  musicisti di altri paesi del mondo che hanno scelto Cremona per vivere.”

Recensioni

Enrico Lucchesi su Folkbulletin
Recensione e intervista di Luca Ferrari