Merula, seduzione folk-jazz

Il folk incontra la musica barocca in un amalgama pastoso e seducente: ieri sera al Teatro Filo il musicista cremonese Fabio Turchetti ha presentato i brani del suo album ispirato all’opera del compositore seicentesco Tarquinio Merula. Con lui sul palco gli elementi dell’ensemble Capricci Cremonesi: una band d’eccezione, composta essenzialmente da strumentisti di estrazione jazz, discendenza musicale evidente soprattutto negli arrangiamenti ibridati e nelle tessiture sonore articolate. Turchetti individua corrispondenze sotterranee tra la canzone contemporanea e le forme musicali barocche.
Nel corso dell’esibizione la band ha snocciolato una serie di fraseggi contrastanti per lunghezza ed armonia, enfatizzando proprio quel contrappunto che ha sostituito la polifonia in età barocca. I pezzi sono per lo più costruiti attorno alle linee dettate dal flauto traverso (ottima la prova di Luca Congedo) o dall’harmonium (suonato dallo stesso Turchetti). La chitarra di Aldo Pini crea trame ora dilatate ora serrate eppure soffici. Il contrabbasso di Enzo Frassi sa graffiare e di accarezzare. Ottime anche le prove di Luciana Elizondo (viola da gamba), Alberto Venturini (clarinetto e percussioni) e Pietro Triolo (cornamusa e tamburi a cornice).
Suoni di levità idilliaca, quasi di eco bucolica si stemperano in aperture tipicamente folk e si sciolgono nell’incalzare di rimandi etnici. Quasi costruire un linguaggio musicale universale, un ponte tra culture distanti ma solo apparentemente inconciliabili. Una menzione speciale spetta ai tre brani cantati, davvero emozionanti, tra cui l’intimista Sentirete una canzonetta.

Riccardo Maruti, La Provincia, 5 aprile 2006

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